Prometheo - Home Page Archivio Newsletter: Prometheo News 26
In questo numero parliamo di: la nuova sede centrale della Prometheo; come risparmiare con lo sconto Happy Hour; come migliorare il proprio uso della tastiera; diete per dimagrire ed i regimi alimentari; manuali gratuiti su il linguaggio XML; Putnam, i dilemmi dell'azione collettiva e l'importanza del capitale sociale
 
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PROMETHEO NEWS #26 - 19 Gennaio 2002

"Prometheo News" è il bollettino inviato periodicamente per tenervi informati sulle iniziative della Prometheo e del nostro portale, Italia.ms. Inoltre potete trovare notizie e consigli per utilizzare al meglio il vostro PC.

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Le Novità
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Questo numero della newsletter si è fatto decisamente attendere! Per noi quest'ultimo periodo è stato molto movimentato, in particolare a causa del trasloco della sede centrale della Prometheo nei nuovi uffici al Centro Direzionale di Napoli. Un passo necessario per una migliore organizzazione del gruppo, riorganizzazione diventata indispensabile data la rapida crescita che abbiamo avuto in quest'ultimo anno (siamo passati da 8 a 23 sedi!). Potete trovare i nuovi dati (con i nuovi recapiti telefonici) qui:
http://www.prometheo.it/chisiamo/sede.html
Nella sede storica di Fuorigrotta continueremo ad organizzare i corsi, che saranno gestiti dal nostro nuovo affiliato, la Genius Informatica:
http://www.prometheo.it/sedi/fuorigrotta/

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Online trovate anche il nuovo listino corsi in euro (per maggiore chiarezza, nella scheda di ogni corso è riportato anche l'equivalente in lire). Alcuni corsi hanno subito una decisa riduzione (il corso base di alfabetizzazione ora costa solo 180 euro!), alcuni corsi più avanzati hanno avuto invece un rintocco verso l'alto. Per maggiori dettagli, potete andare qui:
http://www.prometheo.it/corsi/

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Con il 2002 lanciamo un interessante possibilità di risparmio: lo sconto "Happy Hour". E' possibile seguire i corsi, nelle fasce orarie meno "movimentate", con uno sconto del 20% sui prezzi di listino. Con questo meccanismo, noi possiamo utilizzare meglio le nostre aule e voi potete seguire il corso di vostro interesse ad un prezzo davvero vantaggioso! Maggiori info qui:
http://www.prometheo.it/corsi/happyhour.html

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Abbiamo aggiornato anche la sezione sul franchising. In particolare abbiamo messo online il calendario dei prossimi incontri con i candidati all'apertura di nuovi centri, in modo da ottimizzare i nostri spostamenti e per permettere a chi è interessato di organizzarsi per tempo:
http://www.prometheo.it/franchising/incontri.html

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Il 2002 sarà un anno pieno di novità, rimanete sintonizzati con noi e... non mancheremo di stupirvi! :-)

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Siti Interessanti
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E' indubbio che il mezzo più veloce per inserire dati nel pc è ancora oggi la tastiera. Ma non tutti si trovano a loro agio con la tastiera, sopratutto chi è alle prime armi. Ecco che può risultare molto utile "Tutore Dattilo", un programma interattivo (ideato e realizzato da Claudio Gucchierato) di libero utilizzo (freeware) che permette di esercitarsi nell'uso della tastiera. Il programma prevede esercitazioni progressive, con registrazione del tempo di digitazione e l'assegnazione di punteggi. E' anche possibile creare nuove esercitazioni utilizzando l'editor incluso nel pacchetto (EditorDattilo.exe). Il tutto è disponibile per il download qui:
http://www.nonsoloscuola.org/Dattilo/Dattilo.htm

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Vi segnalo un articolo interessante sulle diete, del prof. Migliaccio, dove in maniera chiara e precisa viene posto il problema dell'obesità, vengono illustrati i pericoli delle diete squilibrate, quali sono i gruppi di alimenti fondamentali che devono trovare posto ogni giorno sulla nostra tavola e vengono date le linee guida per una sana alimentazione. L'indirizzo è:
http://www.migliaccionutrizione.it/dieta.htm
Altri articoli dello stesso autore si possono trovare qui:
http://www.migliaccionutrizione.it/articoli.htm
Ed ecco il brano in cui l'autore mette in guardia dalle diete "fai da te" o troppo approssimative.
<<Oggi, purtroppo, la maggior parte delle persone con problemi nutrizionali cerca di far da sé, seguendo consigli e diete pubblicate da settimanali, mensili, quotidiani e solitamente suggerite da persone non qualificate. Infatti poiché ognuno di noi mangia, chiunque, appena ha acquistato un po' di notorietà nei campi più diversi ed anche, per assurdo, lontanissimi dalla scienza medica, si ritiene in diritto/dovere di parlare di diete, di tenere rubriche sulla stampa e di rispondere ai più complessi quesiti sulla nutrizione ed anche sulla alimentazione nelle diverse patologie. 
Abbiamo così conduttori e conduttrici, attori e ballerini, cantanti e atleti, estetiste, istruttori di palestra, etc. che parlano di diete e di regimi alimentari, sicuramente in buona fede, ma senza sapere quanto non sanno. 
In realtà tale problema (il non sapere di non sapere) riguarda anche molti medici che prescrivono diete per dimagrire senza nessun fondamento scientifico, pensando esclusivamente al risultato immediato e non ai possibili danni a breve e a lunga scadenza. 
Spesso prescrivono farmaci, ancora più frequentemente cocktail di farmaci, dei quali non conoscono (e spesso non sono scientificamente noti) le azioni, le sinergie o gli antagonismi o i problemi di sommazione. >>

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Il linguaggio XML (eXtensible Markup Language) sta diventando sempre più importante come piattaforma di base per lo scambio di dati. Potete trovare un interessante tutorial gratuito, in formato html, qui:
http://digilander.iol.it/shppotta/

Ecco come l'autore introduce l'XML:
<<L'XML è un linguaggio di markup aperto e basato su testo che fornisce informazioni di tipo strutturale e semantico relative ai dati veri e propri. Questi "dati sui dati", o metadati, offrono un contesto aggiuntivo all'applicazione che utilizza i dati e consente un nuovo livello di gestione e manipolazione delle informazioni basate su Web. 
L'XML, derivazione del noto linguaggio SGML (Standard Generalized Markup Language), è stato ottimizzato per il Web, diventando potente complemento dell'HTML basato su standard. L'importanza dell'XML nel futuro delle informazioni sul Web potrebbe pertanto giungere ad eguagliare quella dell'HTML agli albori.
(...)
L'XML permette a gruppi di persone o ad organizzazioni di creare il proprio linguaggio di markup, specifico per il tipo di informazione che trattano; per molte applicazioni e per diversi settori, gli esperti hanno già creato linguaggi di markup specifici, come ad esempio il Channel Definition Format, il Mathematical Markup Language ed altri>>

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Un'altra guida gratuita all'uso del XML è il manuale Apogeo "Fondamenti di XML" di Steven Holzner, disponibile qui:
http://pdf.apogeonline.com/ebook/2001/90004/pdf/FondamentiXML.pdf

Un indice dei testi di Apogeo disponibili gratuitamente per il download in formato pdf o html, lo trovate qui: 
http://www.apogeonline.com/Ebook

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Angolo della Lettura
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Il libro che vi segnalo questa volta, "La tradizione civica nelle regioni italiane" di Robert Putnam, presenta uno studio realizzato sull'evoluzione delle amministrazioni regionali in Italia e che arriva ad analizzare le cause che portano o meno le istituzioni a produrre risultati efficaci, rilevando l'importanza fondamentale della presenza di un ben consolidato "capitale sociale" (clima di reciproca fiducia, senso della comunità, tolleranza e solidarietà). Una lettura molto utile non solo per comprendere le ragioni di fondo della disparità nello sviluppo delle diverse regioni italiane, ma sopratutto per capire quali sono i meccanismi che ostacolano, sia in politica che in economia, i tentativi di cooperazione a vantaggio della comunità.
In appendice trovate un estratto che tratta i dilemmi collettivi, la reciprocità generalizzata ed il significato del "capitale sociale".
Se volete dare un'occhiata invece all'ultimo libro scritto da Putnam "Bowling Alone", trovate info (in inglese) qui:
http://www.bowlingalone.com/

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Questo è tutto. Alla prossima e Buon 2002!

Massimo Di Bello
Amministratore Unico
Prometheo Srl
mailto:mdibello@prometheo.it


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Appendice A: Brano tratto dal libro "La tradizione civica nelle regioni italiane" di Robert Putnam
Editore: Oscar Mondadori. Traduzione di: Noemi Messora
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"Capitale sociale" e successo delle istituzioni

I dilemmi dell'azione collettiva
Sono più di mille anni che la vita collettiva nelle regioni italiane meno civiche si è inaridita. Perché? Certamente non perché gli abitanti hanno scelto lo squallore della solitudine e della sottomissione. La giustificazione dell'oppressione straniera per questo drammatico destino era valida forse una volta, ma non oggi dopo che vent'anni di decentramento regionale hanno provato che l'autogoverno non è una panacea. L'esasperazione riduce a chiedersi: ma la gente di queste regioni così provate non ha imparato assolutamente nulla da questa triste esperienza? Come fanno a non vedere che starebbero tutti meglio, se ognuno cooperasse per il bene comune?

David Hume, il filosofo scozzese del Settecento, inventò una parabola che coglie bene il dilemma centrale fra il senso civico e la razionalità:
<<Il tuo grano è maturo, oggi; il mio lo sarà domani. E' utile per entrambi se io oggi fatico per te e tu domani dai una mano a me. Non provo nessun sentimento di gentilezza nei tuoi riguardi e so che neppure tu ne provi nei miei. Perciò io non faticherò per te; se mi dessi da fare per te nel mio interesse, sperando di ricavarne qualcosa, so che rimarrei deluso e conterei invano sulla tua gratitudine. Così ti lascio lavorare solo; tu ti comporti verso di me allo stesso modo. Il tempo cambia ed entrambi perdiamo il raccolto per mancanza di fiducia reciproca e di una garanzia.>>

L'incapacità di cooperare con reciproco vantaggio non indica necessariamente ignoranza o irrazionalità. Gli studiosi della teoria dei giochi hanno studiato questo fenomeno da molte angolazioni. Esso si verifica nei seguenti casi:
* Nella tragedia del pascolo demaniale, nessun pastore può porre limiti al gregge di qualcun altro. Se pone dei limiti al suo gregge, è lui solo a perderci. Tuttavia il pascolare incontrollato distrugge questa risorsa pubblica dalla quale dipende il sostentamento di tutti.
* Un bene pubblico, come l'aria pulita o la sicurezza di un quartiere, può essere goduto da tutti, indipendentemente da chi contribuisce al suo mantenimento. In circostanze normali, perciò, nessuno ha interesse a contribuire al bene pubblico, per cui ne viene prodotto troppo poco e tutti ne soffrono.
* Nella triste logica dell'azione collettiva, tutti i lavoratori trarrebbero vantaggio se scioperassero simultaneamente, ma chiunque alzi la bandiera dello sciopero rischia il tradimento di un ben retribuito crumiro, perciò tutti aspettano, sperando di trarre beneficio dall'audacia di qualcun altro.
* Nel dilemma del prigioniero, due complici sono tenuti in isolamento e a ciascuno viene detto che se accuserà il compagno, ne uscirà senza danni, ma se non parla mentre il partner confessa, sarà punito in modo particolarmente severo. Se entrambi tacciono, a entrambi verrà data una pena leggera, ma se non riescono a raccontare la stessa storia, ognuno dei due farà meglio a cantare, *qualunque cosa* faccia l'altro.

In tutti questi scenari possibili, come nell'aneddoto campestre di Hume, tutti ne trarrebbero vantaggio se cooperassero. Mancando un impegno reciprocamente credibile, tuttavia, ciascuno, individualmente, ha un incentivo per disertare e fare il proprio gioco aspettandosi razionalmente che l'altro lo tradisca e lo lasci con un pugno di mosche. <<Questi modelli sono... molto utili per illustrare come si verifichi che individui razionali possano produrre, in alcuni casi, risultati che non sono "razionali" se guardati dalla prospettiva di tutti i coinvolti.>>
Questo stallo non nasce da cattiveria o misantropia, sebbene questi siano i sentimenti suscitati dai cattivi risultati prodotti. Anche se nessuno dei due contendenti desidera far del male all'altro, e anche se entrambi sono, in linea di principio, pronti a cooperare - io lo farò se tu lo farai - nessuno dei due ha la garanzia che l'altro non si tirerà indietro in mancanza di un impegno che possa essere accertato e imposto. Peggio ancora, tutti conosciamo l'altra faccia di questo problema. <<Non solo bisogna potersi fidare degli altri prima di agire insieme, ma bisogna anche essere certi di godere della loro fiducia.>> In queste circostanze, tutti trovano che cooperare è irrazionale e a tutti tocca subire conseguenze che nessuno vuole - un mancato raccolto, pascoli comuni troppo sfruttati, ingovernabilità.
Il problema principale dei contadini di Hume è la mancanza di sanzioni credibili contro chi tradisce. Come si può essere sicuri che l'altro manterrà la parola se sarà tentato di lavarsene le mani? Scenari più complessi come quelli dei governi e dei mercati odierni complicano ulteriormente il quadro. Si parla del problema dell'informazione e del controllo. Come si può sapere se la controparte ha fatto veramente tutto quello che era in suo potere per mantenere la parola o abbia ceduto alle molteplici incertezze e pressioni? Sia informazioni credibili sia sanzioni credibili sono essenziali per cooperare in modo proficuo.
Il buon rendimento di tutte le istituzioni della vita sociale, dai mercati internazionali di credito ai governi regionali, alle code alle fermate degli autobus, dipendono dalla soluzione dei problemi sopra accennati. In un mondo di santi, forse, i dilemmi derivanti dall'azione collettiva non si pongono, ma l'altruismo universale è una premessa donchisciottesca sia per quanto riguarda la pratica che la teoria sociale. Se gli attori non sono in condizione di scambiarsi impegni reciproci credibili, dovranno lasciar perdere, mestamente ma razionalmente, le occasioni da cui avrebbero potuto tutti trarre vantaggio.
Hobbes, uno dei primi grandi teorici a studiare la causa di questa perplessità, offri la soluzione classica: l'obbligo imposto da parte di terzi. Se entrambe le parti danno al Leviatano il potere di imporre il rispetto reciproco degli impegni, il guadagno che ne deriva è la reciproca fiducia necessaria alla vita civile. Lo stato mette i suoi sudditi in grado di fare quello che non possono fare da sé, ovvero fidarsi l'uno dell'altro. <<Ognuno per sé, lo stato per tutti>>, come disse con scetticismo Petr Kropotkin, l'anarchico russo, commentando il principio base della società moderna.
Purtroppo si tratta di una soluzione troppo facile. Il problema in estrema sintesi, dice North, è il seguente:
<<In teoria, l'imposizione da parte di terzi richiederebbe che costoro fossero in grado, senza alcun costo, di valutare le caratteristiche di un contratto, e sempre senza spese, di imporre accordi in modo tale da costringere il colpevole a compensare la vittima così da fargli pagar cara la violazione dell'accordo. Si tratta di condizioni che ovviamente si trovano di raro, se mai si trovano, nel mondo reale.>>

Le difficoltà nascono in parte dal fatto che l'imposizione coercitiva ha un costo: <<La società che si affida totalmente all'uso della forza è quasi certamente meno efficiente, più costosa e più sgradevole di quella dove la fiducia viene mantenuta con altri mezzi>>. Il problema di fondo, va anche aggiunto, è che l'accordo imposto da una entità imparziale è dì per sé un bene pubblico, esposto allo stesso dilemma che cerca di risolvere. L'imposizione da parte di un terzo funziona quando quest'ultimo è, a sua volta, degno di fiducia, ma a chi toccherebbe il compito di garantire che il sovrano non <<tradirebbe?>>. <<Per dirla in soldoni, se lo stato ha una forza coercitiva, allora quegli stessi che comandano lo stato possono usare la forza per proteggere i loro interessi a scapito del resto della società.>>
La storia ha insegnato agli italiani che abitano nel Meridione quanto la soluzione proposta da Hobbes ai dilemmi posti dall'azione collettiva, un sovrano imparziale, sia di improbabile realizzazione. <<I creatori classici delle istituzioni - i monarchi - ne fondarono alcune che contribuirono ad accrescere il benessere; ma altre ne istituirono che portarono al declino economico.>> Nel linguaggio della teoria dei giochi, l'imposizione da parte di un terzo giocatore imparziale non dà generalmente luogo a <<un equilibrio stabile>>, cioè a una situazione nella quale nessun giocatore sia spinto a cambiare il proprio comportamento.
Nel classico dilemma del prigioniero e nei relativi dilemmi dell'azione collettiva, la defezione è invece vista come l'unica strategia che dia un equilibrio stabile per tutti i protagonisti. Il <<tradimento>> è la migliore risposta possibile, non solo per se stessi, ma per tutte le strategie, pure o miste. Quali che siano le conseguenze, il <<tradimento>> rimane il comportamento razionale per chiunque.
Eppure, come hanno osservato altri, questa teoria prova troppe cose, poiché non tiene conto del fatto della cooperazione volontaria. All'esempio dato da Hume sulla mancata collaborazione tra contadini, ad esempio, si può contrapporre la aiutarella, praticata a lungo nell'Italia centrale dai mezzadri, oppure la pratica della reciproca costruzione del granaio nell'America dei pionieri, esempi assai sorprendenti se si tiene conto della logica obbligata di ogni azione collettiva. <<Dovremmo chiederci perché l'evitare l'aiuto reciproco non compare tanto di frequente quanto predice la teoria dei giochi.>>
Questo interrogativo ha messo alla prova l'intelligenza di molti studiosi in questi ultimi anni. I teorici dei giochi concordano generalmente nel ritenere che la cooperazione dovrebbe verificarsi più facilmente quando i giocatori sono coinvolti in giochi che si ripetono all'infinito, cosi che un transfuga è punito a più riprese. Questo è un principio fondamentale per ulteriori teorizzazioni in questo campo. Nel gioco sono inseribili anche altri condizionamenti che, si ritiene, possano incentivare la cooperazione, in teoria: un numero limitato di giocatori, molteplici informazioni sul passato di ognuno di loro e il non sminuire eccessivamente l'importanza del futuro. Ognuno di questi fattori è importante. Tuttavia, in questa scelta è implicito l'assunto che la cooperazione impersonale si verifichi raramente, mentre è frequente ovunque oggi. Questo come lo si spiega?
Un importante filone di questi studi, esemplificato dall'opera dell'economista Oliver Williamson, ha sottolineato il ruolo svolto dalle istituzioni formali nella riduzione dei <<costi di transazione>>, (cioè le spese per il controllo e l'imposizione degli accordi) in modo da consentire ai soggetti di superare con maggior facilità problemi legati all'opportunismo individualista e alla diserzione. Come si è notato nel capitolo 1, Elinor Ostrom ha dimostrato proprio di recente la validità di quest'approccio compiendo un attento paragone tra alcune forme di gestione dì risorse comuni, ad esempio i pascoli demaniali, l'approvvigionamento idrico, le riserve di pesca, e cercando di spiegare perché alcune istituzioni siano riuscite a superare la logica che frena l'azione collettiva, mentre altre non ci riescono. Le regole almeno teoriche che devono essere alla base di un progetto istituzionale, emerse in questi suoi studi comparati, prescrivono che i confini istituzionali siano ben definiti, che le parti coinvolte partecipino alla definizione delle regole, che chi viola le norme sia soggetto a sanzioni progressive, che meccanismi a basso costo siano disponibili per dirimere le divergenze e così via.
Questa versione del <<nuovo istituzionalismo>> non risolve tuttavia uno dei problemi fondamentali. Come si fondano istituzioni formali che consentano di superare il dilemma delle azioni collettive e che cosa induce a farlo? A quanto sembra, i partecipanti stessi non possono creare queste istituzioni proprio per la ragione che sono loro stessi ad averne bisogno e un legislatore imparziale è problematico quanto il sovrano di Hobbes:
<<Non si può stipulare un contratto (cioè, una costituzione) per tener fede alla nostra costituzione senza cadere in una serie infinita di regressi di tali impegni. I meccanismi formali archetipi preposti al controllo del sociale dovrebbero essere sottoposti al *free riding*, vale a dire che le classi dirigenti tagliuzzerebbero la costituzione, cittadini peraltro bene intenzionati lascerebbero che fossero i loro vicini a sopportare il costo di controllare questi usurpatori e i trasgressori imbroglierebbero sulle tasse e passerebbero con il rosso.>>

Trasgressori e scansafatiche costituiscono la piaga di molte società, naturalmente, come possono testimoniare i cittadini delle regioni italiane meno civiche. Tuttavia, vi sono anche comunità in cui si collabora con successo. Come lo si spiega? Per risolvere questo dilemma, alcuni teorici hanno rivolto la loro attenzione a ciò che Robert Bates definisce <<soluzioni dolci>>, ad esempio il senso civico e la fiducia: <<In un mondo in cui esistono i dilemmi del prigioniero, le comunità dove si coopera faranno si che l'individuo dotato di razionalità trascenda i dilemmi collettivi>>.

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Il "capitale sociale", la fiducia e le società cooperative di credito
Il superamento dei dilemmi collettivi e l'opportunismo disfattista che essi generano dipende dalle caratteristiche del contesto sociale entro il quale il gioco si svolge. La cooperazione volontaria è più facile all'interno di una comunità che ha ereditato una provvista di "capitale sociale" in forma di norme di reciprocità e reti di impegno civico.
Per capitale sociale intendiamo qui la fiducia, le norme che regolano la convivenza, le reti di associazionismo civico, elementi che migliorano l'efficienza dell'organizzazione sociale promuovendo iniziative prese di comune accordo:
<<Come altri tipi di capitale, anche quello sociale è produttivo poiché rende possibile il raggiungimento di certi scopi che non si otterrebbero se un determinato capitale mancasse... Ad esempio, un gruppo di persone i cui soci mostrano di avere fiducia gli uni negli altri potranno ottenere molto di più di un gruppo equiparabile in cui non vi è fiducia reciproca... In una comunità agricola... dove un agricoltore è aiutato a raccogliere il suo fieno in covoni e dove vi è uno scambio costante di attrezzi, il capitale sociale esistente consente a ogni contadino di compiere il suo lavoro con minor spreco di capitale fisico per quanto riguarda l'attrezzatura.
(...)
La fiducia che viene richiesta per attuare la cooperazione non è cieca in quanto implica la possibilità di prevedere il comportamento di un attore indipendente. <<Non ci si affida a una persona (o a un ente) solo perché promettono affidamento. Ci si affida a qualcuno solo perché, sapendo ciò che si sa della sua natura, delle opzioni che gli vengono offerte con le relative conseguenze, della sua preparazione ecc., ci si aspetta che lui scelga di mantenere ciò che ha promesso.>> Nelle comunità piccole e chiuse, questa previsione si fonda su ciò che Bernard Williams chiama thick trust, cioè la fiducia totale che nasce dalla stretta familiarità con questa specifica persona. In scenari più ampi, più complessi, tuttavia, si richiede un tipo di fiducia più impersonale e indiretto. Sorge quindi la seguente domanda: come si trasforma la fiducia personale in fiducia sociale?
(...)
Le norme che sorreggono la fiducia nella società si diffondono poiché abbassano i costi operativi e facilitano la cooperazione. La più importante di queste consuetudini o norme è la reciprocità. Ve ne sono di due tipi, a volte chiamate "bilanciate» ("specifiche») e "generalizzate» (oppure "diffuse»). La reciprocità bilanciata si riferisce a uno scambio simultaneo di articoli di valore equivalente, per esempio quando tra colleghi di ufficio dopo le vacanze ci si regala oggetti ricordo. La reciprocità generalizzata, invece, si riferisce una serie continua di rapporti di interscambio che in qualsiasi momento sono o non ricambiati o deficitari, ma che implicano la reciproca previsione che il favore sarà ricambiato in futuro. L'amicizia ad esempio, coinvolge una reciprocità generalizzata. Cicerone spiego con ammirevole chiarezza: "Non vi è nessun dovere più indispensabile di quello di ricambiare una gentilezza. Tutti gli uomini diffidano di chi si dimentica di un favore ricevuto». 
La norma della reciprocità generalizzata è una componente altamente produttiva del capitale sociale. Le comunità nelle quali ci si attiene a questa norma sono maggiormente in grado di tenere sotto controllo le tentazioni dettate dall'opportunismo e risolvere i vari problemi legati a un'azione collettiva. La reciprocità era l'essenza delle "consorterie» e di quelle altre società di mutua assistenza che nell'Italia del Nord durante il Medioevo alleviarono per gli abitanti dei Comuni il problema di proteggersi, e delle società di mutuo soccorso che sorsero nell'Ottocento per fronteggiare le incertezze economiche. La norma della reciprocità generalizzata serve a conciliare gli interessi individuali e la solidarietà: Ogni atto individuale in un sistema di reciprocità è *di solito* caratterizzato dalla combinazione di ciò che può essere definito altruismo a breve termine e interessi personali a lungo termine: adesso ti aiuto io, nella previsione (seppur vaga, incerta e non egoista) che un giorno sarai tu ad aiutarmi. La reciprocità è formata da una serie di atti, ognuno dei quali è altruistico a breve scadenza (in quanto reca benefici agli altri a spese dell'altruista), ma che, tutte insieme, *per la loro stessa natura*, portano vantaggi a tutti i contraenti.

Una effettiva norma o consuetudine alla reciprocità si sviluppa assieme a un sistema di interscambi sociali molto fitto. Nelle comunità dove la gente sa che la fiducia sarà ricambiata e non sfruttata, è più probabile che si abbiano degli scambi. Di contro, scambi continui per un lungo periodo di tempo incoraggiano lo sviluppo di una consuetudine di reciprocità generalizzata. A questo vanno aggiunte reti sociali che, di per sé, agevolano la risoluzione dei dilemmi connessi all'azione collettiva. Mark Granovetter ha sottolineato che la fiducia genera la stima e scoraggia la condotta illecita quando gli accordi sono inseriti in un ampio contesto di relazioni personali e di reti sociali e associazioni diffuse. 
Dai rapporti individuali derivano le informazioni necessarie per concedere fiducia agli altri attori, informazioni che hanno costi bassi ma sicura affidabilità. Come la teoria dei giochi, cui si è accennato in precedenza, ci ha ricordato, i rapporti sociali continui spingono a fare affidamento sul prossimo. Inoltre, i continui interscambi "spesso si arricchiscono di quel contenuto sociale che ha in sé forti aspettative nei riguardi degli altri e la tendenza ad astenersi dall'approfittarne... Il Dilemma del prigioniero... è spesso risolto dalla forza delle relazioni personali". La teoria dell'inserimento prevede che l'insieme di ordine e disordine, di cooperazione e di opportunismo dipendono, in una società, dalla rete dei rapporti sociali preesistenti.
Non c'è società - moderna o tradizionale, autoritaria o democratica, feudale o capitalista - che non sia caratterizzata da reti di comunicazioni e di scambi interpersonali, sia formali che informali. Alcune di queste reti sono soprattutto "orizzontali», nel senso che mettono in contatto tra loro gente dello stesso ceto e nella stessa posizione di potere. Altri sono prevalentemente "verticali», formati da persone legate fra loro da rapporti asimmetrici, gerarchici e di dipendenza gli uni dagli altri. Nella realtà, naturalmente, le strutture orizzontali e verticali si intersecano: anche le squadre di bowling hanno un capitano, mentre le guardie carcerarie qualche volta fraternizzano con i prigionieri. Le reti sociali che caratterizzano un'organizzazione possono non essere conformi all'ideologia che la ispira. Gruppi apparentemente simili possono essere caratterizzati da diversi tipi di reti sociali. Ad esempio, tutti quelli religiosi fondono uguaglianza e ordine gerarchico, ma le assemblee protestanti hanno, per tradizione, un'organizzazione più orizzontale di quella della Chiesa cattolica. Nonostante questo, la differenza tra i rapporti orizzontali e verticali è abbastanza netta.
Le reti di impegno civico, come le associazioni di quartiere, i cori, le cooperative, i circoli sportivi, i partiti di massa e altri simili, esaminati nei capitoli IV e V, sono l'espressione di interazioni orizzontali e rappresentano una componente essenziale del capitale sociale. Tanto più ne è ricca una comunità, tanto più è probabile che i cittadini vi collaborino a vantaggio di tutti. Come si spiega, precisamente, perché queste reti di impegno civico abbiano effetti collaterali positivi così importanti? Queste reti di impegno civico:
* Accrescono la potenziale sanzione che il trasgressore deve pagare in caso di defezione. Cedere all'opportunismo significa quindi mettere a repentaglio i benefici che ci si aspetta di ottenere da ogni altra transazione in cui si è impegnati, oltreché quelli potenzialmente derivanti da future contrattazioni. Nel linguaggio della teoria dei giochi, le reti di impegno civico incrementano l'iterazione e l'interconnessione dei giochi stessi.
* Rendono più salde le norme che regolano la reciprocità. I cittadini che interagiscono in molteplici contesti sociali "tendono a sviluppare comportamenti accettabili da tutti e a trasmettere l'un l'altro le reciproche aspettative in occasione dei numerosi incontri». Queste regole sono cementate dalla "rete di rapporti imperniati sulla reputazione acquisita mantenendo la parola data e dall'accettazione di quelle norme della comunità locale che riguardano il comportamento».
* Facilitano le comunicazioni e migliorano il flusso delle informazioni riguardanti l'affidabilità di una persona, in quanto la reputazione di ciascuno può essere conosciuta più facilmente e con maggiore precisione. Come si è visto, fiducia e cooperazione dipendono da informazioni attendibili riguardanti il comportamento nel passato e gli interessi dei potenziali partner; al contrario, l'incertezza rafforza i dilemmi dell'azione collettiva. Di conseguenza, a parità di situazione, più frequenti sono i rapporti, diretti e indiretti, tra i partecipanti, più forte è la reciproca fiducia e più attuabile una solida cooperazione.
* Rappresentano un momento di collaborazione che ha dato, nel passato, risultati che possono servire da piattaforma culturale ben definita anche per cooperazioni future. "Il filtro culturale offre quel tipo di continuità che permette che le soluzioni informali, adottate in precedenza, continuino nel presente facendo sí che le restrizioni che ognuno si imponeva spontaneamente diventino importanti generatori di continuità nei cambiamenti sociali a lunga scadenza.»
Come si è osservato nel capitolo V, le tradizioni civiche dell'Italia del Nord costituiscono un repertorio di forme di collaborazione che, essendosi dimostrate valide in passato, sono disponibili oggi per quei cittadini che devono affrontare i nuovi problemi legati all'azione collettiva. Le società di mutuo soccorso furono costruite sulle tracce delle fondamenta delle vecchie gilde; a loro volta, le cooperative e i partiti politici di massa si rifecero all'esperienza delle società di mutuo soccorso. Il movimento degli ambientalisti oggi in Italia utilizza questi lontani precedenti. Per contro, dove non si sono avuti esempi precedenti di collaborazione civica che abbiano dato buon esito, diventa ben difficile superare le barriere create dal sospetto e dal menefreghismo. Dovendo affrontare situazioni nuove che richiedono decisioni collettive, uomini e donne, universalmente, si rifanno alla propria storia per trovare delle soluzioni. I cittadini delle regioni civiche trovano nella propria tradizione storica esempi di collaborazione orizzontale da cui attingere soluzioni, mentre quelli nelle regioni meno civiche trovano al massimo la tradizione verticale della suppica. Una rete verticale, non importa quanto sia fitta o quanto importante sia chi ne fa parte, non può stimolare la fiducia e non può sostenere la cooperazione. Notizie provenienti da tali strutture sono meno affidabili di quelle provenienti seguendo percorsi orizzontali; questo si verifica in parte perché i dipendenti amministrano prudentemente le notizie per proteggersi dallo sfruttamento. Inoltre, è meno probabile che le sanzioni che sostengono le norme di reciprocità contro i profittatori vengano imposte dal basso verso l'alto. Solo un subalterno coraggioso o mezzo matto, senza legami di solidarietà con i propri pari, cercherebbe di attuare sanzioni contro un superiore.
Le relazioni clientelari, ad esempio, comportano scambi di favorire obblighi reciproci, ma gli scambi avvengono in verticale e gli obblighi sono asimmetrici. Pitt-Rivers chiama il clientelismo "amicizia sbilanciata». Inoltre, i legami verticali di clientelismo "pregiudicano le organizzazioni a struttura orizzontale e la solidarietà sia tra padroni sia tra clienti, ma soprattutto quella tra clienti». Due di costoro legati allo stesso padrone, non avendo legami diretti tra di loro non hanno nulla che li condizioni contro defezioni reciproche e nulla da temere contro reciproche forme di ostilità. Non possono avanzare nessuna pretesa in caso di defezione e non hanno nulla da temere dalla reciproca indifferenza. Non hanno nessuna occasione per sviluppare le regole di quella che si è chiamata in precedenza "reciprocità generalizzata» e nessun precedente di collaborazione reciproca su cui contare. Nella scala gerarchica, le relazioni tra padrone e cliente sono caratterizzate da dipendenza dell'uno verso l'altro e non da reciprocità. E probabile che vi sia opportunismo sia da parte del padrone (sotto forma di sfruttamento) che da parte del cliente (sotto forma di evasione ai doveri). Il fatto che una società organizzata in modo verticale sia meno altruista di una orizzontale nella risoluzione dei dilemmi dell'azione collettiva può forse spiegare perché il capitalismo abbia avuto maggior successo del sistema feudale nel Settecento e perché, in questo secolo, la democrazia abbia dato migliori risultati dell'autocrazia.
(...)

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La storia e il rendimento delle istituzioni: due equilibri sociali
Ovunque, per ricapitolare quanto detto fin qui, i dilemmi incontrati dall'azione collettiva ostacolano sia in politica che in economia i tentativi di cooperazione a vantaggio della comunità. L'imposizione di una soluzione da parte di terzi è inadeguata al problema. La cooperazione volontaria (come le società cooperative di credito) dipende dal capitale sociale. Le norme di reciprocità "generalizzata» e le reti di associazioni e di impegno civico incoraggiano la fiducia nella società e la collaborazione poiché riducono gli incentivi alla trasgressione, ridimensionano l'incertezza e offrono dei modelli per una futura cooperazione. La fiducia è di per sé una proprietà emergente del sistema sociale tanto quanto un dono personale. Gli uomini possono avere fiducia (e non solo essere creduloni) grazie alle norme e alle reti sociali entro le quali operano.
I beni che formano il capitale sociale (come la fiducia, le consuetudini e le reti associative) tendono ad autorinforzarsi e ad avere un effetto cumulativo. I circoli virtuosi hanno come risultato equilibri sociali con alti livelli di cooperazione, fiducia, reciprocità, impegno civico e benessere collettivo. Sono queste le componenti della comunità civica. D'altro canto, anche la mancanza di questi elementi là dove la comunità civile è meno civica tende a rinforzarsi. La trasgressione, la sfiducia, il menefreghismo, lo sfruttamento, l'isolamento, il disordine e la stagnazione si intensificano in un miasma soffocante di circoli viziosi. Questa tesi porta a concludere che vi sono almeno due grandi equilibri verso i quali si evolvono tutte le società che si trovano ad affrontare il problema dell'attività collettiva (cioè tutte le società), equilibri che, una volta raggiunti, tendono ad autoconfermarsi.
(...)
Coloro che sono interessati alla democrazia e allo sviluppo del Sud dovrebbero certamente darsi da fare per costruire una comunità più civica all'interno della società, ma dovrebbero pensare in termini di tempi lunghi e non abbattersi se i risultati non arrivano immediatamente.
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Costruire il capitale sociale necessario non sarà facile, ma è la chiave che apre la porta alla democrazia.

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